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la Storia del Simulacro Argenteo Di Santa Lucia

IL SIMULACRO

Il periodo a cavallo tra i secc. XVI e XVII esprime grandi contraddizioni: se da un canto Siracusa viveva attanagliata da una forte crisi economica, dall’altro non perdeva l’occasione di gareggiare in magnificenza con altre città dell’isola. Si ingaggiava così la competizione con Palermo e Messina che, proprio in quegli anni, avevano commissionato opere in argento di indiscussa bellezza. Il soggetto prescelto non poteva che essere Lucia, la Santa Vergine siracusana. La realizzazione dell’opera fu quindi affidata nel 1590 a Pietro Rizzo, argentiere palermitano della bottega di Nibilio Gagini. Sappiamo che nel 1600 la statua era già finita: erano occorse 190 libbre d’argento (oltre 80 Kg) ed era costata l’ingente somma di 5.000 scudi. La Santa è raffigurata in posizione eretta, con il braccio destro proteso in avanti e reggente un piatto con gli occhi, mentre la sinistra impugna una palma (simbolo del martirio): “… la Santa (è) in movimento come nell’atto di incedere, serena e forte, verso il Martirio;”. La statua poggia su una cassa, anch’essa in argento, realizzata nei primi decenni del 1600. Essa è attribuita a Nibilio Gagini, non sulla base di prove documentali, ma sia per le analogie stilistiche con l’Arca di S. Giacomo di Caltagirone che per la prova di alcuni lavori condotti insieme al Rizzo ad Enna nel 1595. E’ certo che ancora nel 1618 la cassa non era stata finita. Il grande ritardo per l’ultimazione dei lavori si può facilmente far dipendere dalle difficoltà economiche incontrate dalla città per far fronte alle notevoli spese. Finalmente l’artistica composizione giunge a Siracusa nel 1620 dove fu solennemente benedetta ed esposta ai fedeli. La cassa è composta da sei pannelli che raffigurano episodi della vita della martire. Il pannello frontale riproduce il quadro del Caravaggio “il seppellimento di S. Lucia”, pur con una tecnica un po’ grossolana ed introducendovi lievi modifiche. L’analisi stilistica, la forma ovale ed il successivo riadattamento, inducono gli studiosi a datare quattro dei sei pannelli al XVI sec. E’ probabile che furono riutilizzati da una precedente urna reliquiaria. “… ciò che conta sottolineare è che il complesso della statua e della cassa costituisce un tutto unico il cui è fondamentalmente presente un’unità stilistica, garantita dal prevalere di elementi rinascimentali variamente dominanti nelle due opere”. Nel petto del simulacro è incastonata una teca che racchiude delle reliquie di S. Lucia, che il gesuita P. Bartolomeo Petracci donò al Senato di Siracusa nel 1605. Il simulacro viene portato in processione due volte l’anno: il 13 dicembre dalla cattedrale alla chiesa di S. Lucia extra moenia ove la Vergine subì il martirio, e la prima domenica di Maggio (festa del Patrocinio) in memoria dell’evento miracoloso del 13 maggio 1646 .